Teatro fra Trieste e Gorizia
Febbraio 2019 | Il Ponte rosso N° 42 | Paolo Quazzolo | teatro
Un fiorire di iniziative teatrali nell’area giuliana
di Paolo Quazzolo
Sono tornati a Trieste, al Politeama Rossetti, gli “Oblivion”, lo straordinario gruppo composto da cinque cantanti-attori-musicisti costituitosi a Bologna nel 2007 e che da allora gira per i palcoscenici italiani proponendo spettacoli divertentissimi e di grande intelligenza artistica. La loro ultima fatica è uno spettacolo musicale prodotto da Agidi, dal titolo La Bibbia riveduta e scorretta, in cui recitazione, canto, parodia e un pizzico di dissacrazione convivono attraverso i ritmi incalzanti e senza sosta di un racconto che vuole ricostruire, in modo del tutto inatteso, la storia della prima impresa editoriale. Siamo nella Germania del 1455: Johann Gutenberg, l’inventore della stampa, è alla ricerca di un lavoro che possa divenire il primo best seller della storia. Si presenta un signore, o meglio “il” Signore, con un imponente “manu-scolpito” che desidera pubblicare al fine di diffonderlo in tutte le case del mondo. Inizia così il primo braccio di ferro tra editore e autore laddove il primo cerca di dare degna sistemazione a un racconto che appare slegato e senza senso, mentre il secondo cerca di difendere disperatamente l’integrità della propria creazione. Dopo lunghe discussioni e dopo aver fatto rivivere all’interno della tipografia svariati episodi biblici (riveduti e scorretti…), alfine si giungerà alla versione definitiva che, con piena soddisfazione di tutti, verrà data alle stampe. Bravi come sempre Graziana Borciani, Davide Calabrese, Francesca Folloni, Lorenzo Scuda e Fabio Vagnarelli, diretti da Giorgio Gallione, impegnati in uno spettacolo che, seppure lieve e divertente, è in verità frutto di un lungo lavoro di studio e ricerca sulle fonti e sulla loro interpretazione.
Si è da poco concluso il primo “FVG Talent Shov”, manifestazione ideata dal Collettivo Terzo Teatro di Gorizia e sostenuta dalla Regione FVG, destinata a scoprire nuovi talenti nell’ambito della musica, della danza e del teatro. Dopo una serie di audizioni e prove eliminatorie tenutesi in vari teatri della Regione, ha avuto luogo al Teatro Verdi di Gorizia l’affollata serata finale in cui la giuria, guidata da Shawna Farrell, presidente della prestigiosa Bernstein School of Musical Theater di Bologna e composta da un gruppo di esperti, ha scelto il vincitore di questa prima edizione del talent. Tra l’ottantina di iscritti alle tre sezioni sono stati selezionati, anche attraverso il voto del pubblico, i quattordici finalisti che si sono esibiti nel corso di una serata emozionante e in cui è emersa la qualità davvero sorprendente di tutti i partecipanti. A conclusione la giuria ha deciso di assegnare un primo premio ex aequo al gruppo triestino “Tutappini” che si è esibito in uno sfrenato numero di tip-tap e al cantautore Unico Speranza. In più è stata data una menzione speciale a Gianmarco Grasso, cantante di musical, che avrà la possibilità di seguire uno stage presso la Bernstein School di Bologna.
Sempre a Gorizia, ma questa volta sul palcoscenico del Kulturni Dom, si è tenuta la serata finale del Festival Teatrale Internazionale “Castello di Gorizia” – Premio Francesco Macedonio, organizzato dal Collettivo Terzo Teatro, con il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e il sostegno di numerosi enti tra i quali la Regione FVG, il Comune di Gorizia, la Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia e la Camera di Commercio della Venezia Giulia. Giunto alla ventottesima edizione, il festival goriziano – ideato e diretto da Mauro Fontanini – è diventato uno dei più importanti punti di riferimento in Italia nell’ambito del teatro non professionale: ogni anno, di fronte un numeroso pubblico e a una giuria di esperti, si sfidano alcune tra le migliori compagnie filodrammatiche che giungono a Gorizia da tutta Italia. Sette gli spettacoli proposti, cui si sono aggiunti, fuori concorso, numerosi altri appuntamenti teatrali. Il repertorio ha spaziato dai grandi classici al teatro contemporaneo, dagli autori italiani a quelli stranieri: si sono viste le messinscena di Nel nome del padre di Luigi Lunari, Uno sguardo dal ponte di Arthur Miller, Le allegre comari di Windsor di Shakespeare, fino al musical L’isola che non c’è dedicato a Peter Pan o alla curiosa rivisitazione, in chiave Commedia dell’arte, della Strana storia del Dr. Jekyll e Mr. Hyde. Sono stati assegnati i premi per i migliori interpreti, la migliore regia e il migliore allestimento. Il primo premo, intitolato al regista goriziano Francesco Macedonio (che fu anche presidente della giuria del Festival) è stato assegnato alla Compagnia “Giardini dell’Arte” di Firenze per lo spettacolo Uno sguardo dal ponte.
Spettacolo sicuramente particolare è stato quello proposto al Politeama Rossetti dal Teatro Stabile di Torino in coproduzione con il Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia: La ballata di Johnny e Gill, per la regia di Fausto Paravidino. Si tratta di una sorta di libera riscrittura della storia di Abramo e narra la vicenda di un uomo e una donna che, partiti da casa, attraversano il mare ed il deserto per giungere in una sorta di terra promessa (l’America). Qui si rifaranno una vita e realizzeranno i propri affari, si costruiranno una casa, daranno vita a una propria famiglia. Lo spettacolo gioca sull’utilizzo di un codice plurilinguistico, in cui italiano, inglese, francese e grammelot si mescolano tra di loro in un divertente ma anche interessante gioco sonoro, e dove il non riuscire, per lo spettatore, a comprendere tutto, diviene riflesso dell’umana condizione del doversi confrontare con situazioni che talora ci sfuggono.
Produzione che ha messo in rete alcuni dei teatri stabili italiani più importanti è stata Salomè di Oscar Wilde. Lo spettacolo, visto al Politeama Rossetti, è coprodotto dagli Stabili di Napoli, di Genova, del Friuli Venezia Giulia e di Verona. Operazione davvero interessante perché se è vero che tutti abbiamo visto (anche più volte) L’importanza di chiamarsi Ernesto, è altrettanto vero che Salomè è uno di quei testi drammatici di cui molto si parla, ma che pochi hanno avuto la fortuna di vedere sulla scena. Del lavoro di Wilde è sicuramente nota e molto rappresentata la versione musicale realizzata da Richard Strauss nel 1905, su un libretto che non è adattamento, ma riproduce esattamente il testo drammatico originale. La messinscena in cartellone al Rossetti era firmata da Luca De Fusco, che per questo spettacolo ha realizzato una delle sue regie migliori. Il lineare ma suggestivo impianto scenico di Marta Crisolini Malatesta, le misteriose luci di Gigi Saccomandi, le fondamentali musiche di Ran Bagno hanno contribuito alla realizzazione di uno spettacolo davvero prezioso di cui vanno ricordate, oltre alle belle interpretazioni di Gaia Aprea (Salomè) e Giacinto Palmarini (Jokanaan), quelle eccellenti di Anita Bartolucci (Erodiade) e soprattutto di Eros Pagni (Erode), uno tra gli ultimi attori che hanno fatto grande la scena italiana. Pubblico non troppo numeroso. Peccato, gli assenti hanno perso un’occasione davvero unica: passeranno molti anni prima di rivedere sulle scene la Salomè di Wilde!