Pietro Fragiacomo tra Trieste e Venezia
Il Ponterosso N° 24 | maggio 2017 | pittura | Walter Chiereghin
La Fondazione CRTrieste ha scelto di dedicare al pittore Pietro Fragiacomo (Trieste, 1856 – Venezia, 1922) il diciottesimo volume della collana d’Arte diretta da Giuseppe Pavanello, affidandone l’incarico ad Andrea Baboni, che ha prodotto, in armonia con i precedenti volumi, un’opera ricca di informazioni e completata da un ricco apparato iconografico e da un catalogo delle opere che, seppure non completo, documenta tutti i dipinti e i disegni conservati presso le istituzioni museali e le principali collezioni private.
Pietro Fragiacomo nacque a Trieste nel 1856 da genitori originari di Pirano d’Istria che dal 1863 si trasferirono a Venezia dove il padre, di professione cuoco, intraprese un’attività nel campo della ristorazione, prendendo in affitto il Caffè Lazzaroni. Pietro, unico maschio tra cinque sorelle, compì studi tecnici, e, a partire dai sedici anni, un lungo apprendistato come fabbro e tornitore presso un’officina di Treviso. Ritornato a Venezia e confermando la sua passione per il disegno, decide, a ventidue anni, di assecondare la sua vocazione pittorica seguendo i corsi dell’Accademia di Belle Arti, in particolare quelli di paesaggio, tenuti da Domenico Bresolin (Padova, 1813 – Venezia 1899), maestro ritenuto all’epoca eccentrico ed innovativo, soprattutto perché privilegiava la pittura en plein air, invitando anche i propri allievi a confrontarsi con i paesaggi della terraferma, anche per sottrarli al fascino monotematico offerto a profusione dalla città lagunare.
Fuori dall’ambito accademico risultò importante per Fragiacomo l’amicizia con alcuni artisti, in particolare Giacomo Favretto (Venezia 1849 – 1887) che gli presentò un artista più giovane, Ettore Tito (Castellammare di Stabia, 1859 – Venezia, 1941), col quale lungamente e proficuamente si esercitò in dipinti dal vero, che iniziò anche a vendere, discostandosi però subito dallo stile e dai soggetti di genere cari all’amico. L’attività espositiva vera e propria avverrà per Fragiacomo a partire dal 1880, quando partecipa con un’opera andata perduta alla IV esposizione di Belle Arti di Torino, un dipinto che, secondo Ugo Ojetti “già indicava il gran paesista”.
Fin da quell’esordio, Fragiacomo sarà un pittore quasi esclusivamente di paesaggi, in prevalenza marine, colte per lo più nella luce incerta dell’alba o del crepuscolo, com’è ad esempio in un capolavoro qual è La campana della sera, conservata a Trieste nelle collezioni del Museo Revoltella. Nelle fasi iniziali del suo percorso artistico il suo vedutismo fu affine a quello di Guglielmo Ciardi (Venezia 1842 – 1917), da cui velocemente si allontanò, interpretando con nuovi accenti paesaggi di gusto elegiaco, raccolti spesso dal vero, nelle sue lunghe vogate nella Laguna di Venezia, scoprendone ogni giorno nuovi scorci e facendosi cantore di pochi elementi descrittivi, l’acqua cheta dei canali o più increspata negli spazi più aperti sottcosta, le bricole, le barche con le loro vele colorate che offrivano il pretesto per audaci variazioni tonali che scandivano lo spazio, altrimenti orizzontale, delle distese acquatiche.
La sua attenzione si è rivolta per lo più alle parti meno nobili della laguna, piuttosto negli isolotti che nei fasti trionfali di San Marco o del Canal Grande, spazi urbani e architetture che raramente sono soggetti della sua pittura, o, quando invece compaiono sulla sua tela, risultano sfumati dalla pioggia o dalla nebbia, a dar corpo alla vena lirica e intimista del pittore, che non a caso, mentre avanza negli anni della sua maturità anagrafica e creativa, vede progressivamente abbandonati dal gusto imperante i richiami celebrativi risorgimentali per ripiegare su più composte riflessioni, mentre in altro ambito declinava – per dire – l’astro del Carducci e s’insinuavano, in poesia e nei favori di un pubblico sempre – relativamente crescente – i Pascoli, i Corazzini, i Gozzano, a segnare una nuova sensibilità condivisa, almeno negli strati più colti ed avvertiti del pubblico.
Per tutti gli anni in cui è stato attivo, dalla data d’esordio del 1880 a quella della scomparsa, nel 1922, Fragiacomo fu un artista di crescente successo, con importanti presenze in ambito europeo, con partecipazioni alle più interessanti occasioni espositive, a Milano, a Torino, a Roma e, naturalmente, a Venezia, dove partecipò a tutte le edizioni della Biennale che si succedettero, a partire dal 1895.
Benché attento a quanto si muoveva, anche freneticamente, in campo artistico, sia in Italia che nel resto d’Europa, rimase sostanzialmente coerente con la sua poetica, privilegiando fino alla fine dei suoi giorni temi e modalità esecutive che assecondavano la sua vena lirica con la sapiente impostazione di luci e tonalità che ne esaltassero l’atmosfera quietamente contemplativa e raccolta.
di Walter Chiereghin
Un saluto
Olio su tela, 1895
Palazzo del Quirinale, Roma