Mazzinianesimo contro la “prigione dei popoli”
aprile 2019 | Fulvio Senardi | Il Ponte rosso N° 44 | storia
di Fulvio Senardi
Proseguendo una linea di ricerca più che quarantennale (il libro I Sudeti e l’autodeterminazione: 1918-19 risale al 1973) Francesco Leoncini, già docente a Ca’ Foscari, pubblica per Castelvecchi un volume di saggi sul suo tema del cuore: la storia della Boemia, intrecciandolo con un altro ambito di ricerca a lui particolarmente caro, ovvero il mazzinianesimo italiano, nella prospettiva di quanto esso abbia giocato, nella fase conclusiva della Grande Guerra, per articolare una strategia anti-asburgica dei “popoli oppressi” a guida italiana. Obiettivo: agevolare la vittoria dell’Intesa e spezzare le catene di quelle nazioni che un sentire comune ancora risorgimentale considerava schiacciate dal dispotismo dentro, secondo un detto di Mazzini, la “prigione dei popoli” dell’aquila bicipite. Il risultato sarà, in primo luogo, il Patto di Roma, un accordo cioè tra alcuni rappresenti delle nazioni dell’Impero asburgico (espressione di quei settori politico-ideologici meno disposti ad accettare lo status quo imperiale) per sconfiggere l’Austria e conquistarsi la libertà (nella ricca appendice al volume numerosi testi e documenti relativi a questo episodio), patto sancito ufficialmente in una grande manifestazione internazionale tenutasi nell’aprile del 1918 a Roma, con la partecipazione di importanti politici e intellettuali italiani: mancherà invece il riconoscimento ufficiale da parte del Ministro degli Esteri allora in carica, Sidney Sonnino, che temeva che ogni concessione a quei gruppi di influenti espatriati cechi, slovacchi, jugoslavi, romeni, polacchi (e in presenza di una delegazione serba), il cui motto era diventato l’“Austria delenda est” caro a Salvemini, avrebbe reso difficile raggiungere gli obiettivi che il Governo si era prefissi, in area adriatica, sottoscrivendo il Patto di Londra.
Matura qui la svolta, potremmo dire “mazziniana”, della politica italiana che darà, come suo ultimo frutto, il Trattato di Rapallo (1920) che chiude definitivamente il contenzioso italo-jugoslavo relativamente ai confini orientali dell’Italia, assegnando alla Jugoslavia la Dalmazia e all’Italia, sull’estrema fascia orientale, l’Istria, Zara, Cherso, Lussino e qualche isola minore (il contenzioso su Fiume sarà risolto solo nel 1924 con il trattato di Roma). La ricchezza della documentazione e la scorrevole vivacità delle argomentazioni fa di questo libro un volume importante per comprendere da un lato le irrisolte contraddizioni, negli anni della guerra e dell’immediato dopoguerra, della politica estera italiana, che oscillerà, fino al fascismo, tra ambizioni di potenza e aspirazioni a farsi, mazzinianamente, paese guida di una lega di libere nazioni associate, dall’altro la nascita di nuovi stati nello spazio centroeuropeo, sorte dalle ceneri della guerra con una prospettiva ottimistica, quanto alle loro possibilità di sviluppo, che si rivelerà poi eccessivo alla prova dei fatti (anche perché la Germania nazista e l’Italia fascista non cessarono di minacciare l’esistenza, rispettivamente, della Cecoslovacchia e della Jugoslavia).
Conseguenza diretta del patto di Roma fu la creazione della legione cecoslovacca (a cui lo stesso Leoncini ha dedicato un volume nel 2014) che si batté con proprie insegne a fianco degli eserciti dell’Intesa nell’ultima fase della guerra. Organizzata da un geniale slovacco naturalizzato francese, Milan Štefanik la legione ebbe l’approvazione di Vittorio Emanuele Orlando, il capo del governo, e pose le premesse etico-politiche prima che militari per l’indipendenza della Cecoslovacchia. Un tema – ciò interesserà i cultori della letteratura triestina – di cui si è occupato anche il nostro Giani Stuparich, nella seconda redazione della Nazione ceca, con spirito non troppo diverso da quello, veramente mazziniano, che anima le pagine di Leoncini. Completa il volume una monumentale bibliografia che consente a chi ne abbia interesse, i più vari approfondimenti.
Francesco Leoncini
Alternativa mazziniana
Castelvecchi, Roma 2018
- 340, euro 35,00