MACROMANARA

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Una mostra al Testaccio celebra a Roma Milo Manara

di Anna Calonico

 

Nel quartiere Testaccio di Roma, basta seguire i giovani che camminano a passo veloce e si arriva davanti ad un edificio meno fatiscente di quelli che gli stanno intorno, negli spazi dell’ex macello: la Pelanda – MACRO, che ospita spesso mostre e convention di fumetti. Fino al prossimo 9 luglio, il visitatore viene accolto all’entrata dalla grande stampa di una bella ragazza dai lunghi capelli scuri, seduta su un gradino, ammiccante in un vestitino corto e i tacchi alti: alzi la mano chi non si è mai incantato davanti ad un disegno di Milo Manara.

L’esposizione si intitola Macro Manara. Tutto ricominciò con un’estate romana, strizzando l’occhio ad uno dei lavori del fumettista, Tutto ricominciò con un’estate indiana, per ringraziare dell’ospitalità la città di Roma. Una produzione COMICON all’interno dell’ARF! Festival, promossa da Roma Capitale, Assessorato Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali. Tra gli altri, è sostenuta anche dal CLES (Centro ricerche e studi sui problemi del Lavoro, l’Economia e lo Sviluppo) che nel comunicato stampa spiega così la sua posizione: “si tratta di un contributo simbolico rivolto a contrastare l’atmosfera diffusa, assai cupa e pessimista, sullo stato e sull’evoluzione futura della città di Roma. Un modo anche per stimolare la riflessione sull’esistenza in città di forze, idee e persino di volontà che fanno intravedere una possibilità di cambiamento e di rilancio di Roma, nonostante le difficoltà.”

Ma torniamo a Manara e all’esposizione: appena entrati, ci accoglie una sua fotografia con il disegno di un gabbiano: c’è odore di Corto Maltese, e come potrebbe essere altrimenti, data l’amicizia e gli intensi rapporti lavorativi che lo legavano a Pratt, fino dalla già citata Estate indiana?

Il percorso si può dividere in due parti: nella prima il visitatore può ammirare la vasta carriera di fumettista, che a sua volta vede una prima ampia porzione dedicata agli ultimi lavori, e una seconda, altrettanto consistente, a riassumere il resto della produzione.

Per quanto riguarda Caravaggio. La tavolozza e la spada, si possono ammirare l’abilità con cui rappresenta i monumenti, i paesaggi, gli animali, fino ad arrivare alle persone e, naturalmente, alle donne. Caravaggio, il pittore maledetto, usava le prostitute come modelle e chi, meglio di Manara, poteva disegnare splendide donne che sarebbero diventate splendidi quadri? Naturalmente, trattandosi di un graphic novel e non di una biografia di Michelangelo Merisi, le figure femminili vengono dipinte “alla Manara”: le prostitute del pittore cinquecentesco sembrano fatte apposta per la matita del fumettista bolzanese e la storia non risente minimamente dell’influsso erotico che le viene dato, anzi, assume tono e credibilità: del resto, si resta affascinati dalla Maddalena penitente come davanti ad una tavola di questo fumetto: pur così diversi, entrambi riescono a sedurre l’occhio dello spettatore che resta ammaliato da tanta grazia e perfezione.

Lo stesso discorso si può fare per I Borgia, opera disegnata sui testi di Alejandro Jodorowsky: è incredibile come Manara possa far entrare lo spettatore in un’epoca che non gli appartiene, eppure, a parte la bellezza delle sue donne, il fumetto rappresenta scenari così vividi e veritieri che si fatica a distogliere lo sguardo. È stato detto che “riesce con assoluta facilità a far entrare il lettore nei mondi che crea, a fargli sentire l’odore, i suoni, l’aria, le vibrazioni e tutto quello che ne consegue, come il senso di mistero, la meraviglia, la serenità dello sguardo.” In uno dei filmati che arricchiscono la mostra, l’autore spiega che un fumettista deve per forza avere una biblioteca personale molto fornita, soprattutto di libri illustrati, in modo da poter continuamente andare a controllare come sono fatti gli oggetti, i monumenti, le architetture. Stando davanti ad una tavola di Manara ambientata ai tempi dei Borgia vien da pensare che abbia una collezione di libri davvero notevole.

Non sono da meno, naturalmente, gli altri suoi fumetti: immancabile Lo scimmiotto, il primo lavoro importante, quello che lo ha fatto entrare nel mondo del fumetto d’autore; la famosa Estate e El gaucho, i due romanzi scritti e disegnati insieme all’amico e maestro Pratt, oppure HP e Giuseppe Bergman, dove le iniziali sono appunto un omaggio al creatore di Corto Maltese, e che ha dato vita ad uno dei suoi personaggi di maggiore successo. Si percorrono in rapida successione pagine di opere tratte da classici della letteratura: Gulliveriana e L’asino d’oro; incontriamo Pandora, protagonista sensuale e spregiudicata di un lavoro sceneggiato da Vincenzo Cerami; poi disegni intensi tratti da Il pittore e la modella, una storia che, appunto, parla del rapporto tra un artista e la sua musa. E, come era ovvio aspettarsi, una serie di tavole interessantissime dei lavori che Manara ha creato con Federico Fellini: nel caos di personaggi spiccano il regista, Mastroianni, Mollica. Sono disegnati così bene che sembra di vederli in fotografia, sembra di osservarli durante le riprese di un film. Del resto, in un altro filmato si può osservare l’artista al lavoro: è incredibile vederlo creare davanti ai nostri occhi, mentre disegna il volto di una delle sue donne (comincia sempre dall’occhio sinistro, ci svela, altrimenti il viso gli viene male) sembra che la accarezzi, invece di muovere la mano a lasciare dei segni, sembra che segua i contorni fisici di una ragazza. A volte gli è stato rimproverato che i suoi personaggi femminili si assomigliano tutti (ma io sono nell’ampia schiera di chi non concorda) e lui si è difeso spiegando che vede le sue ragazze come vere e proprie attrici, in grado quindi di passare da un ruolo all’altro, anche molto differente. Non si tratta quindi di donne “alla Manara” ma delle donne “di” Manara: ha trovato le sue attrici preferite e a loro fa interpretare la maggior parte dei suoi lavori.

La seconda parte della mostra riguarda invece la sua “seconda” (non certo per importanza, precisa l’autore, perché è altrettanto appassionante rispetto a quella di fumettista) attività, quella di illustratore. Comincia con una carrellata vasta e variegata: ci sono, appunto, le donne di Manara, più o meno provocanti, bionde o more, in abbigliamento (quando c’è) moderno oppure di epoche passate; poi illustrazioni di vario tipo, per copertine di libri (un toccante Pasolini con il cuore in mano) e fumetti (Tex e il suo cavallo), e ancora Adamo ed Eva, Garibaldi, Aida, Fred Astaire. Disegni dei suoi personaggi, disegni eseguiti per delle pubblicità: un’escursione nel mondo di Manara troppo breve, se consideriamo la sua ampia produzione, ma sufficiente per scatenare l’entusiasmo degli appassionati e l’interesse di chi invece non conosce a fondo l’autore. Seguono le immagini delle zodiaco: dodici (in realtà, in esposizione ce ne sono solo undici) donne con le sembianze dei segni zodiacali, sensuali anche con coda di toro, con chele di cancro o corna da ariete, colorate con varie sfumature di azzurro che naturalmente richiamano il cielo. Ancora, alcuni personaggi bizzarri, sempre con aspetto tutt’altro che maschile, armate come guerriere e a volte con colorito e fattezze surreali: non dimentichiamo che nel 2009, in collaborazione con Chris Claremont, la Marvel Comics gli ha commissionato una storia degli Xmen tutta al femminile.

Per finire, le Favole libertine salutano i visitatori: disegni minuziosamente tratteggiati e magnificamente colorati in cui, inutile dirlo, l’eros è sempre presente, esplicito o appena accennato. Durante un’intervista Manara ha dichiarato “Non mi vergogno di essere definito il fumettista dell’eros e continuerò a trattare questo argomento perché è una delle colonne portanti della vita. Inoltre questa etichetta mi rende più riconoscibile rispetto agli altri. È vero però che ho disegnato tanto altro per tutta la mia vita e mi dispiacerebbe essere ricordato solo per i miei fumetti erotici: è come se tutto il resto fosse stata una perdita di tempo.” Una perdita di tempo le opere di Manara? Impossibile, ma è vero che il suo nome ci porta subito a personaggi come Miele, la bionda e disinibita fanciulla che è diventata quasi un suo simbolo. E non dimentichiamo quello che un giorno pare gli abbia detto un giovane parroco: “Lei è come il National Geographic: mi fa vedere posti bellissimi che non potrò mai visitare”.