L’odissea di Gioacchino Staropoli

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di Silva Bon

 

La chiave di lettura della produzione letteraria di Gioacchino Staropoli, è racchiusa in una citazione di Borges, trascritta nella quarta di copertina del diario autobiografico dell’autore triestino, Odissea di uno qualunque: «Uno scrittore deve pensare che qualsiasi cosa gli capiti è una risorsa; tutto gli viene dato con uno scopo, e un artista deve avvertire questo dono con maggior intensità. Tutto quello che gli accade, incluse le umiliazioni, le disgrazie e i momenti di imbarazzo, tutto è dato come materiale grezzo, come argilla, così che lui possa plasmare la sua arte».

La citazione ha naturalmente valore anche se estesa a tutte le persone che riflettono sulle vicende, mai capitate a caso, della propria vita; elaborano i lutti; cercano, per quanto è possibile, di trarre degli insegnamenti anche dal dolore e dalla sofferenza; accettano, operazione difficilissima, tutte le esperienze attraversate, positive e negative; mantengono una prospettiva di fiducia ottimistica nel futuro; guardano con distacco al passato e con serenità all’avvenire.

Gioacchino Staropoli fa suo l’insegnamento di Borges: infatti con molta umiltà, con semplicità, con naturalezza e spontaneità trae materia di ispirazione letteraria dai propri vissuti, una lunga vita, ricca di esperienze, così umane come lavorative, dove il centro è costituito dalla ferma adesione ai valori profondi della vita.

I traumi subiti nell’infanzia segnano per sempre Gioacchino Staropoli: prima la perdita tragica del padre Francesco, morto giovanissimo nel 1942 nell’affondamento della nave da guerra dove era imbarcato come marinaio; poi, a sei anni, l’allontanamento forzato dalla famiglia, dovuto a motivi di salute che lo portano a prolungati ricoveri in ospedali e collegi lontani da Trieste; infine la mancanza di affetto che la madre, indurita da una vita di stenti e di miseria, non è in grado di prodigare a lui e alla sorella gemella, ultimi nati in una numerosa nidiata, orbata del capofamiglia.

La ricerca del padre scomparso troppo presto, che Gioacchino Staropoli non ha potuto conoscere diventa un tema ricorrente nella produzione poetica, quando lui, nel tempo liberato dopo il pensionamento, e dopo il durissimo lutto della morte improvvisa della moglie, la amata Lina, si ritrova a ripercorrere le tappe salienti della propria esistenza: nei confronti del padre, che lui incontra sul cippo, posto in memoria nel Parco della Rimembranza, sul colle di San Giusto, il poeta parla di “doloroso oblio”, come se da una assenza permanente potesse fluire un indelebile, struggente nostalgia.

E ancora la solitudine vissuta nell’infanzia, la deprivazione di amore materno, di gesti affettuosi e consolatori, viene imputata alla madre con cui manterrà, anche da adulto, difficoltà di rapporti e incomprensione.

Ma Gioacchino Staropoli non si indurisce, non si incattivisce, il suo non è un cuore sterile: l’amore che lo lega alla giovane donna che diventerà sua moglie e la madre dei suoi due figli, il sentimento di rimpianto per una vita vissuta con pienezza accanto a lei, sono altri filoni di una ricca e feconda ispirazione.

E ancora un altro dono è toccato all’autore: il dono dell’amicizia, che assieme all’amore per la montagna, costituisce una fonte inesauribile di ricchezza umana. Nel suo libro autobiografico, in conclusione, traccia un lungo elenco degli amici, con cui ha attraversato esperienze ludiche, ma anche di impegno sociale e cooperativo.

 

Riquadro:

Gioacchino Staropoli è nato a Trieste nel 1939. Orfano di guerra in tenera età, trascorse gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza tra ospedali e collegi in varie parti del Paese. Tornato a Trieste , trovò presto lavoro come marittimo sulle navi dell’Adriatica di navigazione e successivamente come operaio alla ferriera dell’Italsider. Dopo il prepensionamento si è dedicato alla scrittura, ottenendo anche significativi riconoscimenti.

Opere: Poesie in famiglia, Hammerle Editori, Trieste 2012. Lo zio Andrj e altri racconti, ivi 2014; Il risveglio di Lara. Kim, un rispettabile volpino, ivi 2015; L’onda dei ricordi, ivi 2015; La beffa dei buffi. Storia vera e tragicomica di una cooperativa edilizia di Trieste, ivi 2016; Odissea di uno qualunque. Diario autobiografico (1939-1976), ivi 2019.