Il rinascimento di (del) Pordenone
dicembre-gennaio 2020 | grandi mostre | Il Ponte rosso N° 52 | Walter Chiereghin
Una consapevole adesione alla cultura artistica del suo tempo
di Walter Chiereghin
Nella Galleria d’Arte Moderna del Parco Galvani dal 25 ottobre 2019 a 2 febbraio 2020, Pordenone celebra il suo artista di maggior rilievo nella storia del nostro Rinascimento, quel Giovanni Antonio de’Sacchis, (Pordenone, 1484 – Ferrara, 1539), universalmente noto come il Pordenone circostanza che ha permesso di intitolare con qualche ambiguità la mostra a lui dedicata “Il Rinascimento di Pordenone”, giocando – forse per piaggeria nei confronti di qualcuno degli enti promotori – sull’omonimia tra l’artista e la città che gli diede i natali.
L’esposizione, curata da Caterina Furlan, ordinario di Storia dell’arte moderna a Udine e già curatrice della mostra sul Pordenone del 1984, e da Vittorio Sgarbi, è promossa dal Comune di Pordenone, dalla Regione e dall’Ente Regionale per il Patrimonio Culturale (ERPAC).
Oltre che negli spazi di Villa Galvani, sede della Galleria d’Arte Moderna, l’esposizione si allarga al Museo civico d’arte di palazzo Ricchieri, e a suggerire una visita al duomo concattedrale di S. Marco, entrambi siti che ospitano un ingente patrimonio di dipinti e affreschi di mano del de’Sacchis e di altri autori coevi.
Oltre a ciò, al fine di completare la conoscenza dell’opera del Pordenone, della quale, come si sa, molta parte ebbero gli affreschi, del tutto inamovibili, si è dato vita in parallelo anche alla mostra multimediale “Pordenone Experience”, curata da Fulvio Dell’Agnese e visitabile fino al 16 febbraio 2020 nella Galleria Civica Harry Bertoia e successivamente presente su un sito web dedicato. Tale esposizione consente di prendere visione di numerose immagini digitali in altissima risoluzione – presentate sotto forma di una inedita scenografia virtuale frutto di tecnologia innovativa, video multimediali ed interattivi – che, grazie a moderne tecniche di elaborazione dell’immagine, permettono di vedere gli affreschi presenti in alcune chiese della città e in tante chiese della provincia. Il pubblico potrà godere, tramite queste avanzate tecologie, di una spettacolare immersione nelle immagini riprodotte, con la possibilità di scoprire particolari delle opere non altrimenti o non facilmente visibili in situ.
L’organizzazione della mostra della Galleria d’Arte Moderna si allarga ulteriormente, proponendo visite guidare ai numerosi siti che ospitano opere del pittore nel territorio, da Pinzano al Tagliamento, dove la chiesa di San Martino conserva numerosi affreschi del Pordenone: una Madonna in trono col Bambino, il Martirio di San Sebastiano, a Lestans, dove la chiesa di Santa Maria Assunta custodisce un ciclo di affreschi di Pomponio Amalteo, allievo e genero del Maestro friulano, a Travesio, dove nell’abside della chiesa di San Pietro Apostolo sono presenti altri affreschi del Pordenone, con storie della vita di San Pietro e di San Paolo oltre ad episodi del Vecchio e Nuovo Testamento. E poi ancora il Duomo di Spilimbergo, la chiesa di San Lorenzo a Vacile, la Parrocchiale di San Martino al Tagliamento, quella di Valeriano a Pinzano al Tagliamento, dove inoltre, nell’Oratorio di Santa Maria dei Battuti, si può ammirare un’incantevole Natività dipinta in affresco nel 1524 dal Pordenone.
Tale articolata presenza del pittore sul territorio del Friuli occidentale e del Veneto testimonia, in tutto l’arco della sua parabola creativa, un attaccamento al luogo di origine che appare in qualche modo in contraddizione con l’assunto ispiratore della mostra, che è quello di porre in evidenza la grandezza dell’artista, senza che la sua costante presenza in patria lo debba forzatamente relegare a un ruolo di provinciale. Provinciale invece non fu, anche perché sono documentati suoi viaggi e soggiorni a Roma, dove ebbe modo di accostarsi all’opera a fresco di Michelangelo e Raffaello in Vaticano, in Umbria, dove ad Alviano, presso Terni, realizzò un affresco nella locale parrocchiale di S. Pietro, e poi con altre importanti committenze a Cremona, a Mantova, oltre che a Genova e poi a Cortemaggiore.
Forte di tante qualificanti esperienze di lavoro, soprattutto nella pittura a fresco, e di una consapevole adesione alla cultura artistica del suo tempo, egli fu in tutto degno di porsi in relazione con i maggiori del suo tempo, tanto che nelle presentazioni viene più volte richiamata la leggenda che indica nel Tiziano l’avvelenatore che, per sbarazzarsi di un rivale, avrebbe condotto a morte il pittore friulano. Che fosse un concorrente di Tiziano è affermato, uscendo dalla falsa notizia, anche dal Vasari, che tuttavia assegna esplicitamente al pittore cadorino un primato rispetto a quello del Nostro, «che ebbe in Vinegia grandissima concorrenza con Tiziano da Cador. Il quale per avere da natura uno istinto di divinità nelle sue pitture, e con bellissima maniera di disegno e più di colorito lavorate, non poté mai Giovanni Antonio superare la dilicatezza e la bontà che nell’opera di Tiziano si vede». Sottraendosi all’oziosa comparazione per assegnare posti in un’improbabile classifica, si può comunque rilevare il pieno inserimento del Pordenone nel clima artistico della sua epoca, connotato dalla ricerca virtuosistica della “bella maniera” ispiratrice di quanti, assimilata la lezione di Michelangelo e di Raffaello, si esercitavano a tradurla in stilemi e linguaggi pittorici di elaborata (quando non artificiosa) costruzione compositiva.
L’esposizione, a segnalare l’inserimento del Pordenone in tale eletta compagnia, mette a confronto una quarantina di opere, tra dipinti e disegni dell’artista, con altre personalità di grande rilievo della pittura veneta e genericamente settentrionale a lui contemporanea, da Giorgione a Tiziano, da Sebastiano del Piombo al Lotto, dal Romanino al Correggio, dal Parmigianino (presente con lo strepitoso ritratto di Galeazzo Sanvitale, arrivato dal Museo di Capodimonte di Napoli successivamente all’inaugurazione della mostra) al Tintoretto e ad altri ancora. Un’occasione per individuare, nei confronti, affinità e innovazioni stilistiche, in un muto dialogo tra artisti appartenenti a un medesimo ambito cronologico, come per esempio tra il Compianto sul Cristo morto del Correggio proveniente dalla Galleria Nazionale di Parma e la grande Deposizione di Cristo, purtroppo molto deteriorata, dalla chiesa dell’Annunziata di Cortemaggiore, dipinti entrambi databili nel 1524, oppure la Madonna col Bambino e i santi Rocco e Sebastiano di Lorenzo Lotto, dalla basilica della Santa Casa di Loreto e le tavole con San Martino e San Cristoforo dipinte dal Pordenone sulle due ante di un armadio e conservate presso la chiesa veneziana di San Rocco.
La rassegna pordenonese consente infine, utile corollario ai numerosi dipinti in esposizione, di ammirare una quantità di disegni del de’Sacchis provenienti in buona parte dal Louvre, ma anche da altre prestigiose collezioni pubbliche e private, a completare la conoscenza del suo modus operandi, che contraddice, per la qualità di tali lavori, spesso preparatori dei dipinti o degli affreschi, l’assunto vasariano secondo il quale i pittori di area veneta non furono eccelsi disegnatori. Per il Pordenone, almeno, si è dimostrato che così, certamente, non fu.