Il lato oscuro del tempo
aprile 2023 | Il Ponterosso N°91 | rock | Stefano Crisafulli
di Stefano Crisafulli
Il battito del cuore. Con questo suono inizia Speak to me, il brano di apertura di uno degli album più celebri della storia del rock: Dark side of the moon dei Pink Floyd. Per i festeggiamenti dei cinquant’anni dall’uscita dell’album, registrato presso gli Abbey Road Studios e pubblicato il 24 marzo del 1973, i Pink Floyd, o almeno quel che resta del gruppo originario, ovvero il batterista Nick Mason e il chitarrista David Gilmour (che aveva preso il posto di Syd Barrett), hanno messo in vendita un Box con Cd e vinile rimasterizzati, libro fotografico e altri ammennicoli. Ci sarebbero poi anche Richard Wright (pianoforte), morto nel 2008, e Roger Waters (basso), tra l’altro autore dei testi di Dark side, di The Wall e di molti altri brani indimenticabili, ma è dall’ultima opera pubblicata assieme agli altri componenti della band nel marzo 1983, The final cut (‘Il taglio finale’, appunto…), che Waters ha scelto la strada da solista, dopo aver perso la battaglia legale contro il mantenimento del nome del gruppo nonostante la sua fuoriuscita. In realtà le faccende legali e personali non possono certo cancellare la bellezza e la complessità dell’intero percorso artistico dei Pink Floyd, soprattutto se si parla di un capolavoro come Dark side of the moon. Ciò che emerge da quest’opera, oltre che una serie di invenzioni sonore (grazie al tecnico del suono Alan Parsons), di strumenti innovativi (come i sintonizzatori) e di musiche scolpite nel tempo è la rilevanza filosofica (e, anche, poetica) di alcuni testi dell’album. In particolare verranno analizzati i primi tre (Speak to me, Breathe e Time), senza nulla togliere, ovviamente, alle altre tracce rimaste nella storia.
Il battito del cuore, dunque. Ma non solo: l’album inizia con vari frammenti sonori (un orologio, un registratore di cassa, una risata, delle urla), messi assieme da Nick Mason, che si ritroveranno in altrettanti brani successivi. In Speak to me ci sono anche delle frasi sulla follia e sulla morte mescolate ai suoni, ma l’accostamento più importante è proprio tra il battito del cuore e quello dell’orologio. Il secondo brano dell’album, Breathe, apre con un consiglio liberatorio: respira nell’aria (Breathe in the air), per poi trasformarsi in un memento mori: ‘corri, coniglio corri, scavati il buco, dimentica il sole’ (Run rabbit run/dig that hole, forget the sun). La metafora fa venire in mente quel personaggio di Alice nel paese delle meraviglie, il Bianconiglio, che, non a caso, girava sempre con un orologio in mano, dicendo ‘È tardi, è tardi’ e che ci identifica alla perfezione: l’essere umano deve sempre correre da una parte all’altra, è sempre di fretta e in questo modo non riesce a godersi la vita. Lo dimostra anche il brano successivo, Time, con uno degli incipit più famosi dell’album: il ticchettio di una serie di sveglie che poi suonano tutte assieme. Il testo è ancor più incentrato sul tema del tempus fugit: ‘sei giovane e la vita è lunga, c’è tempo da ammazzare oggi’ (You are young and life is long and there is time to kill today) ‘e poi un giorno scopri che dieci anni sono già passati, nessuno ti ha detto quando dovevi correre e tu hai perso il colpo di pistola della partenza’ (And then one day you find ten years have got behind you/no one told you when to run, you missed the starting gun). Il brano dice che quando si è giovani (e Roger Waters, quando scrisse queste parole lo era), sembra che il tempo della vita sia eterno e non debba finire mai, ma poi un giorno ci si accorge di averlo sprecato in ‘progetti che finiscono nel nulla’. C’è, infatti, dentro tutti questi brani la grande domanda dell’essere umano: che cos’è il tempo di cui i nostri corpi sono fatti e perché ci consuma? Sì, perché noi siamo intessuti di tempo, il nostro cuore batte il ritmo del tempo che scorre e ad un certo punto la clessidra si spezzerà e la sabbia si disperderà. Tutto ciò si chiama ‘vita’, eppure è difficile eludere la domanda. Perché siamo mortali? E perché siamo gli unici esseri a chiederselo? Lo scopriremo, forse, esplorando il lato oscuro della luna.