Il Dante di Cazzullo
Dante 700 | Il Ponte rosso N° 62 | novembre 2020 | Walter Chiereghin
di Walter Chiereghin
Un’impostazione risorgimentale presiede l’ideologia sottesa al libro di Aldo Cazzullo che – con opportuno anticipo – viene proposto da Mondadori per sgomitare nelle classifiche dei libri più venduti, in previsione del centenario del 2021. Fin dalle prime righe la lettura che propone l’autore, editorialista del Corriere della Sera, indica in Dante il padre di quell’Italia che è «una patria che – oggi noi lo sappiamo – nasce con lui». Gravidanza lunga mezzo millennio e passa, vien da pensare. Né tale assunto risorgimentale (e irredentista, si direbbe dalle mie parti) si limita alla prima pagina dell’opera, ma continua a ispirare la prosa divulgativa del libro, che subito dopo le prime righe introduttive si addentra in un sommario sunto del’Inferno infiorato qua e là da notazioni esterne e riflessioni sulla sua attualità (per esempio: «Virgilio è oggi anche un motore di ricerca» e, poco dopo: «l’Italia era già il software del mondo», o ancora: «”Lasciate ogni speranza o voi ch’entrate” è diventato uno striscione da stadio, per incutere timore ai tifosi ospiti»).
Nel capitolo Due, che riassume il secondo canto dell’Inferno, compare nel racconto di Virgilio, com’è noto, Beatrice, cui Cazzullo sembra rifiutare ogni profilo allegorico, per concentrare la sua lettura sull’amore: «qui entra in scena Beatrice, cioè l’amore». E poco dopo: «non ci si innamora così di un’idea astratta». Risulta davvero ammirevole la prosa semplificata dell’autore, un riferimento per ogni giornalista, ma nell’arduo terreno in cui si avventura con questa sua fatica divulgativa si ha spesso l’impressione di trovarsi a leggere un lacunoso bignami (per chi si ricorda, quei libriccini ora insidiati da più sofisticati strumenti informatici). Bignami, peraltro, con pretese multidisciplinari, dato che vi sono esposte qua e là noterelle di Storia dell’arte, riferite all’iconografia dantesca, Storia della Filosofia e altre materie indispensabili per affrontare l’enciclopedismo dell’Alighieri. Né si pensi all’aridità di sole materie scolastiche: nel commento al quinto canto, sottotitolato Innamorarsi a Rimini, ci viene anche offerto un reportage dalla costa romagnola «il vero ombelico d’Italia», comprensivo di telegrafici riscontri da guida turistica e suggestioni che tirano in ballo Tonino Guerra, Fellini, Vasco Rossi e pure l’ultimo playboy, tale Zanza «morto sul lavoro: di notte, in macchina con una ventenne romena». Quando, poco più avanti, a proposito dell’endecasillabo «Amor, ch’a nullo amato amar perdona», ho letto anche la citazione di una canzonetta di Venditti, confesso che ho avuto la visione della cara e buona immagine paterna di Francesco de Sanctis che mi parlava della sua lettura dell’episodio di Francesca da Rimini.
Ma non ho fatto volare, ancora, il libro: per dovere di recensore ho proseguito nella lettura. E mi sono imbattuto nei primi versi della Ballatetta di Guido Cavalcanti inopinatamente inseriti a commento del sesto canto, ma opportunamente collegati a una canzone di Dalla (Cazzullo si è dimenticato di Pensiero, dei Pooh: «non restare chiuso qui, pensiero/ riempiti di sole e va’ nel cielo/ cerca la sua casa e poi, sul muro/ scrivi tutto ciò che sai che è vero»). Impossibile tentare un florilegio del resto del volume, ma va almeno citata la impensabile presenza di Nazario Sauro e del suo sommergibile tra le arche degli eretici, a introdurre Farinata, gli altri martiri irredenti, Battisti, Chiesa e Filzi essendo ospitati nel capitolo Dieci («Dove Dante veglia sulle ossa dei nostri nonni […]», mentre nel Dodici «ci si imbatte in Dino Campana» (1885-1932), di cui è sintetizzata una breve biografia.
è vero che Cazzullo dichiara, alla fine dell’ottavo capitolo: «Questo non è un commento della Divina Commedia. […] è un racconto del viaggio di Dante e di come le sue parole abbiano contribuito a creare l’identità italiana». Peccato che tale racconto descriva l’Inferno dantesco come una sorta di grottesco luna park disorganico e raccogliticcio, tale da indurre alla fine il lettore a rammentarsi di un solo verso, dove, a proposito di un altro libro, si afferma «quel giorno più non vi leggemmo avante».
Aldo Cazzullo
A riveder le stelle
Dante il poeta
che inventò l’Italia
Mondadori, Milano 2020
- 288, euro 18,00