Epopea dei Levi
Il Ponte rosso N° 18 | ottobre 2016 | Pierluigi Sabatti | storia
Una ricerca storica di Marilì Cammarata su una grande famiglia veneziana
di Pierluigi Sabatti
Un’indagine, cominciata per correggere un albero genealogico contenente una cinquantina di nomi e sette generazioni, è sfociata in una recherche che ha portato a scoprire 825 nomi e un albero genealogico che occupa le 22 pagine finali del volume.
Si tratta di Angeli, Margherite, Mandolini e altri Levi erranti di Marilì Cammarata.
Va detto subito che i Mandolini, con la maiuscola, di cui si parla non sono gli strumenti musicali spesso usati per denotare ironicamente gli italiani, ma la traduzione nella nostra lingua del tedesco Mendel, a sua volta diminutivo di Menachem, come spiega subito l’Autrice. Gli altri sono nomi abitualmente usati nelle famiglie ebraiche.
Ho scomodato Proust perché Marilì Cammarata svolge una ricerca molto approfondita sui personaggi di cui parla, che sono reali, mentre quelli di Proust lo sono in parte, dei quali racconta pregi, difetti, attitudini, comportamenti, abbigliamento, condizione sociale, caratteristiche fisiche e persino lo stato di salute; l’ampio materiale documentale e iconografico aiuta a inquadrare i protagonisti.
Veramente un’impresa improba con una mole di informazioni difficile da dominare: documenti di archivio, lettere, testimonianze famigliari, citazioni in opere storiche e letterarie, visure catastali, atti notarili. Frutto anche di inseguimenti, in rete, di discendenti e di notizie. L’Autrice si è addentrata in una sorta di Ghenizah, come viene denominato il deposito nelle sinagoghe dove sono sistemati opere e anche semplici pezzi di carta che menzionino la religione. Spesso si tratta di accatastamenti senza alcun ordine nei quali è arduo muoversi. La più famosa è la Ghenizah del Cairo, di cui allo splendido volume Una società mediterranea di Shlomo Dov Goiten, compendiato da Jacob Lassner (Saggi Bompiani, 2002).
Ma torniamo a Venezia. È dal ghetto in cui si sono trasferiti da Padova Mandolin Levi e Rivka/Rebecca Sachi che parte questa storia.
La vastità della materia trattata da Marilì Cammarata e la ridda di personaggi sono tali che toccherò soltanto tre aspetti di questo ponderoso volume, che emergono prepotenti: l’assimilazione, il patriottismo i personaggi famosi.
Già se si guarda ai nomi che vengono dati ai figli e alle figlie di queste tribù di Levi (i “progenitori” di figli ne ebbero nove) si nota il passaggio da nomi tipicamente ebraici, come Moise, Jacob, Abramo, Sara (che verrà abbandonato perché porta sfortuna) a nomi più “ariani” come Giulio Cesare, Aldo, Giacomo, Enrichetta, Giulietta, Elena a indicare l’assimilazione.
È un processo molto veloce, che avviene tra la fine del 1700 e l’inizio del 1800. Si badi bene non si tratta di cambiare religione, la gran parte rimane ebrea e anzi non gradisce conversioni e matrimoni misti. Quando accade la famiglia si mette a lutto e considera morto chi si è sposato un o una goi, cioè un non ebreo. Evento che peraltro accadrà nella seconda metà dell’Ottocento e ancor più frequentemente nel Novecento e non si faranno più …funerali.
Il secondo elemento è il patriottismo. Nella presentazione del libro Giorgio Busetto, presidente della Fondazione Ugo e Olga Levi per gli studi musicali, che ha reso possibile questo volume, ricorda il “coraggio patriottico” di Ermanno Cammarata, rettore dell’Università di Trieste e padre dell’Autrice, che durante l’occupazione degli alleati, si batté per l’italianità della città giuliana.
Cammarata, che sposò una discendente dei Levi, Lea Ravenna, è “in perfetta sintonia – sottolinea Busetto – con molti membri della famiglia della moglie, quei Levi che partecipano attivamente alla costruzione dell’Italia unita. Alcuni con sprezzo del pericolo personale in azione come i fratelli Alessandro e Gabriele, strenui combattenti nella difesa di Venezia dagli Austriaci nel 1849. Alessandro, il più avventuroso di questi personaggi, esiliatosi dopo la resa di Venezia, combatté con i garibaldini nella spedizione dei Mille”.
Busetto ricorda poi i decorati al valor militare della prima guerra mondiale, il barone Giorgio Enrico, volontario a 66 anni; Marco, volontario a 45; il ventenne Aldo Padoa, caduto sul Podgora nel 1915; il coetaneo Aldo Rosselli, caduto sul Pal Piccolo nel 1917; l’ufficiale medico Arrigo Ravenna, nonno dell’Autrice, pure lui volontario; Augusto Capon che aveva combattuto in Libia (la guerra italo-turca del 1911, n.d.r.) raggiungendo il grado di ammiraglio, che non lo salverà da Auschwitz.
Il patriottismo di questi ebrei sarà ricompensato con le leggi razziali e l’umiliazione di dover richiedere la discriminazione, la deportazione durante l’occupazione nazista e la dispersione nel mondo per coloro che si erano salvati e i loro discendenti.
Quei discendenti che Marilì Cammarata insegue in vari angoli del mondo e con i alcuni dei quali riesce a rinverdire antiche relazioni. E così veniamo al terzo elemento: i personaggi famosi. Discendono dai Levi, anche se i loro cognomi sono diversi a causa dei matrimoni, Enrico Fermi, il “padre” della bomba atomica; lo scrittore Alberto Moravia; lo psichiatra Marco Levi Bianchini, lo psicanalista Roberto Assagioli, lo scultore americano Mark di Suvero, chiamato Marco Polo, probabilmente perché nato a Shangai; l’etnomusicologo Leone Sinigaglia, l’archeologo Cesare Augusto Levi e i fratelli Carlo e Nello Rosselli, assassinati dai fascisti a Parigi. Sul versante femminile si trovano le letterate Amelia Pincherle Rosselli, la nipote Amelia Rosselli e la linguista Nora Galli de’ Paratesi.
L’atteggiamento dei Levi e dei loro discendenti nei vari rami cambia dopo l’immensa tragedia che ha colpito l’Europa. Marilì Cammarata lo sottolinea: “Dopo la Shoah nei Levi superstiti non convertiti e nei loro figli la fede ebraica ha un’impennata ben evidente nei molti matrimoni tra osservanti e nelle molte emigrazioni in Israele”.
La grande famiglia Levi ha in questo senso e in questa parabola l’atteggiamento tipico della comunità ebraica italiana, tradita – aggiungiamo noi – dal Fascismo, al quale peraltro molti ebrei aderirono, che preparò la strada allo sterminio.
Marilì Cammarata
Angeli, Margherite, Mandolini
e altri Levi erranti
Una grande famiglia veneziana
dal ghetto al mondo
Lint, Trieste 2016
- 280, euro 25
Marilì Cammarata
Nata a Trieste nel 1951.
Laureata in Storia dell’arte medievale, ha sempre svolto attività lavorative legate alla carta stampata. È stata fotografa, bibliotecaria, responsabile dell’Archivio del quotidiano Il Piccolodi Trieste, giornalista pubblicista (dal 1978 al 1993), correttrice di bozze, editor e traduttrice dal francese per numerose case editrici, co-fondatrice delle “Edizioni Longobarde” di Udine (1989-1992), ri-fondatrice della Casa editrice triestina “Parnaso” (1994), nonché docente di teoria e pratica dell’editing editoriale. Presso l’Editrice Bibliografica ha pubblicato Il correttore di bozze, un manuale che per quasi vent’anni ha avuto molto successo tra gli addetti ai lavori. Ha pubblicato inoltre alcuni saggi di storia dell’arte, storia dell’editoria e storia triestina. Si occupa di giudaistica da una quindicina d’anni.
Volumi pubblicati:
Il correttore di bozze l’Editrice Bibliografica Milano,1991 (seconda edizione 1997); Assenze, Collana del solstizio, Trieste 1994; La Palestina del Mandato nell’editoria italiana 1918-1939, Edizioni Università di Trieste (EUT) nel 2010;Angeli, Margherite, Mandolini e altri Levi erranti: una grande famiglia veneziana dal ghetto al mondo, presentazione di Giorgio Busetto, Lint Trieste 2016.
Da: Walter Chiereghin e Claudio H. Martelli, Dizionario degli autori di Trieste, dell’Isontino, dell’Istria a della Dalmazia, Hammerle editori, Trieste 2014 (con aggiornamenti)