DIALOGHI E VISIONI DI DUE POETI

di Marina Torossi Tevini

La silloge Complici visioni (Battello stampatore, 2023), nata dall’amicizia e dal sodalizio intellettuale di due poeti, diversi tra di loro per età e poetica ma simili nell’attenzione morale per la società e nell’amore per il bello, si costruisce intorno al nostro mare Adriatico bello e inquieto.

Enzo Santese e Giacomo Scotti
Complici visioni
con dipinti di Bruno Paladin
Battello Stampatore, Trieste 2023
pp. 143, euro 18.00

È il mare, – che ricorre in alcune liriche di Santese e che è presenza quasi costante nella poesia di Scotti, – l’elemento cardine su cui si innestano le altre tematiche, varie peraltro nella poesia di Enzo Santese che trae spunto soprattutto dalle “occasioni” per dirla con Montale, dalle situazioni che ha vissuto e a cui vuole dare voce attraverso le sue liriche.

Appare evidente la ricerca di fermare un’emozione, positiva o negativa che sia, – un incontro, un colloquio, lo stupore di fronte alla bellezza di un’opera d’arte, l’acqua alta a Venezia o il tempo dell’esilio pandemico – attraverso il ritmo salvifico del verso. «Venezia tace e ascolta inquieta/ i presagi di una sibilla marina/ emersa dalla spuma inquinata/ di un Adriatico indifeso» (da Venezia, oltre il livello). Ma la poesia di Santese non è poesia di sole emozioni.

È poesia di pensieri che si sviluppano e si configurano non come esperienza solitaria ma come espressione di un sentire comune, di una condizione che unisce e affratella. «Persiste ancora la frontiera/ tra terra e cielo, buio e luce,/ giorno e notte, poesia e guerra,/ e allora intenti alle cadenze/ di versi brevi come respiri/ per dire che è dato sognare/ paesaggi d’armonie sottili» (da Europa, in sogno).

La poesia di Giacomo Scotti, poeta ultranovantenne vissuto molti anni a Trieste o ora residente a Fiume, è poesia prettamente e autenticamente sabiana, è poesia essenziale, incentrata sugli affetti e sui valori universali che accomunano uomini diversi e diverse epoche. L’infanzia, gli affetti familiari, il confronto sereno con la morte che lo attende sono espressi in versi di grande pregnanza lirica e di grande impatto.

Il mare ritorna sempre come elemento essenziale, come centro di attrazione. «Ora ho messo la prora sottovento/ e vado all’orza vado di bolina:/ più non vedo l’approdo, e quasi lieto,/ vedo un cielo azzurro e un mare quieto/ nella catastrofe che si avvicina».

È quasi un testamento la poesia Ultima navigazione che riassume la vita del poeta “Penso ai viaggi sui mari agitati, alle temerarie navigazioni, a tanti fortunali superati./ Ho navigato con le sole vele/ stracciate, vele di fortuna» poesia che peraltro ben fa il paio con La poesia scrive la vita che si conclude con i versi «Nell’ultimo tratto del cammino/ mi spoglio di tutte le paure; /ai piedi di una vetta rupestre/ depongo gli stupori e le sciagure».

«Per quanto diversi, Scotti e Santese danno però corpo e voce in questa silloge a un fraseggio comune, concertato, armonicamente complementare: se non nei timbri, nei suoni e nei ritmi, di sicuro nei temi, nei motivi, nelle idee, nei propositi, nei valori nello spirito. Entrambi coltivano l’interesse per l’attualità, una sensibilità per i problemi della società contemporanea, un prezioso impegno morale… il sogno della pace, della convivenza, della multiculturalità, dell’empatia con l’Altro, il diverso; entrambi dedicano poetica attenzione ai temi del confine, della frontiera intesa come ricchezza culturale, opportunità di contatto, e superamento del proprio ombelico territoriale» come scrive Miran Košuta nell’introduzione.

Entrambi i poeti sono molto prolifici. Scotti annovera ben trentacinque raccolte di poesie e Santese svolge un’intensa attività di promozione culturale come critico d’arte, poeta e saggista e ha all’attivo un centinaio di pubblicazioni di vario genere.

Per entrambi la parola e l’arte sono la vita e, se per Santese la poesia è soprattutto contatto con gli altri, comunicazione e passaggio di testimone, per Scotti la poesia è essenzialità, voce che si leva ispirata per esprimere la terribile e splendida esperienza della vita umana.