CINEMA – L’ATLANTE
cinema | Pierpaolo De Pazzi
L’Atalante (Jean Vigo, Francia 1934)
di Pierpaolo De Pazzi
Valutazione: fuori categoria (!)
Si può dire qualcosa di originale di un film che è uno dei più importanti della Storia del cinema e che è diventato da 30 anni, come sigla di Fuori Orario, simbolo della passione cinefila?
Da non provarci nemmeno, allora approfitto per segnalare che Vigo, regista maledetto suo malgrado, torna integralmente in sala, restaurato in 4K dalla Gaumont (per L’Atalante, in collaborazione con Cinémathèque française e The Film Foundation), con il supporto di CNC – Centre national du cinéma et de l’image animée, presso i laboratori L’Immagine Ritrovata e L’Image Retrouvée.
Tutto Vigo vuol dire due corti (Á propos de Nice e La natation par Jean Taris, champion de France), un medio (Zero in condotta – Zéro de conduite) e un lungo-metraggio, appunto L’atalante. Una lampo di celluloide bruciato in 4 anni, tra il ‘30 e il ‘34, poi la tubercolosi porterà via il giovane e talentuosissimo regista.
Ha senso raccontare una trama così semplice che in pratica è assente, dire che Juliette, giovane provinciale, sposato il capitano di una chiatta, Jean, comincia una navigazione fluviale che la porterà in pochi giorni prima a litigare e poi a simpatizzare col vecchio marinaio père Jules (Michel Simon), a vedere per la prima volta Parigi, e quindi separarsi e infine riconciliarsi con Jean?
Non ha senso perché L’Atalante è uno dei massimi capostipiti di un cinema di visione, dove quel che si racconta con le parole, quel che si può razionalmente riassumere in una tradizionale sinossi, è molto meno del valore complessivo dell’opera, che non può essere riassunta compiutamente con la sintassi banalizzante del nostro linguaggio di tutti i giorni.
Si potrebbe dilungarsi sull’incredibile ricchezza espressiva ed evocativa di tutto ciò che possiamo vedere nelle immagini, ad esempio, nella cabina di père Jules, o tatuato sulla sua pelle, che ci parla di lontane fughe esotico-marinare gauguiniane, allude ad amori etero ed omosessuali (e d’altronde tutto il film è carico di erotismo ed autoerotismo tanto che si potrebbe definire a-morale), suggerisce fascinazione per lo spettacolo dei burattini, ma questo servirebbe solo a ribadire che ogni particolare, ogni oggetto che viene inquadrato dà un suo contributo fondamentale al significato complessivo del film.
Non c’è un’inquadratura piatta o una sequenza banale, malgrado la pellicola non sia stata montata da Vigo, gravemente malato: anzi,ancora oggi L’Atalante sorprende per l’assoluta libertà e innovatività dei movimenti di macchina, agile come i gatti di père Jules che saltano da una parte all’altra dell barcone.
Classificato come esempio di realismo poetico, è uno dei primi film a mostrare l’amour fou che illumina la vita di persone qualsiasi – capacità che diventerà tipica del cinema francese. L’atalante, poema per immagini, è ancora oggi un film capitale e germinale e non resta che augurarsi che sia ben presto seguito dalla proiezione degli altri film restaurati di Vigo.
PS:
Speravamo che alla proiezione de L’Atalante seguisse quella di tutta l’ opera di Vigo, purtroppo così piccola da poter essere messa sullo schermo tutta in una serata, ed ecco che il teatro Miela il 31 gennaio si appresta appunto a farlo.
Quella sera dalle 20.30 vedremo tutto d’un fiato, come Jean, il protagonista de l’Atalate nella sua visionaria e famosissima apnea, Zero in condotta, À propos de Nice e La natation par Jean Taris, champion de France, oltre naturalmente allo stesso Atalante.
Ricordiamo che i film sono stati restaurati in 4K nel 2017 da Gaumont (per L’Atalante, in collaborazione con Cinémathèque française e The Film Foundation) con il supporto di CNC – Centre national du cinéma et de l’image animée presso i laboratori L’Immagine Ritrovata e L’Image Retrouvée.
Il programma della serata è disponibile qui: