Botticelli nel mirino della (dis)informazione

| | |

Strafalcioni storici nella serie televisiva“I Medici”

Il caso del Botticelli gettato tra le fiamme nel Quattrocento, che oggi è invece uno dei capolavori della National Gallery di Londra

di Nadia Danelon

Martedì 13 novembre, Rai1 ha trasmesso l’ultima puntata della seconda stagione de “I Medici”, il seguito di una serie dal cast internazionale in produzione dal 2016. Se la prima stagione ha trovato il suo protagonista nella figura di Cosimo il Vecchio, nei nuovi episodi la trama segue le vicende dell’altro esponente di spicco della famiglia fiorentina vissuto nel corso del XV secolo, Lorenzo il Magnifico.

Ponendosi l’obiettivo di affrontare un argomento complesso e affascinante quale è appunto la Firenze del Quattrocento, considerando la molteplicità di aspetti che devono essere ricordati, si presenta la necessità di ricalcare in maniera puntigliosa la storia del contesto politico e culturale di quel periodo. La produzione deve essere consapevole del fatto che questa serie rappresenta, per il grande pubblico, un breve estratto delle vicende reali di quell’epoca: a pensarci bene, creare una trama romanzata per uno sceneggiato dedicato all’Italia del Rinascimento è quasi superfluo, considerando che già da solo quel periodo storico presenta degli aspetti intriganti sufficienti a tenere incollati gli spettatori allo schermo anche per diverse ore. Ma, se proprio vogliamo e se si tratta di una questione di marketing, per il rispetto dovuto alla storia di una tra le più importanti città della nostra penisola è perlomeno necessario che chi di dovere eviti “scivolate” imbarazzanti che contribuiscono ad alimentare il fin troppo colmo settore della disinformazione. Gli esempi di serie televisive che (tragicamente) hanno cercato di riassumere degli argomenti storici che possono essere considerati di cultura generale non si contano: proprio l’anno scorso, un’altra emittente televisiva ha trasmesso l’intera serie canadese “I Borgia”, incentrata sulla vita di papa Alessandro VI e della sua enigmatica prole. Passi l’aver presentato come verità indiscutibile una serie di pettegolezzi che, dati anche i recenti studi dedicati alla figura di Lucrezia Borgia, possono e devono essere smentiti senza ombra di dubbio. Tuttavia, se ci si permette di attribuire i natali spagnoli a Vannozza Cattanei (locandiera, amante di Rodrigo Borgia e madre dei celebri fratelli) o di far nascere quello che viene ritenuto il figlio illegittimo di Lucrezia (Giovanni) prima della morte dello zio Juan dal quale eredita il nome, si ottiene un risultato discutibile e scadente dal punto di vista culturale. Il più importante mezzo di accusa è la rete: basta fare una breve ricerca su internet per rendersi conto dell’impegnativo lavoro realizzato dagli esperti o dai conoscitori per smentire tante delle falsità raccontate nelle stagioni della serie. Quello sceneggiato, però, è stato interamente prodotto all’estero. Cerchiamo di essere chiari: non c’è giustificazione per una trasposizione ridicolmente romanzata della storia europea, anche se è stata realizzata nel nord America. Tuttavia, su qualche errore in buona fede si può anche sorvolare: data l’eccentricità della famiglia Borgia, si può dire che una trama leggermente fantasiosa è anche accettabile, se raccontata da sceneggiatori extraeuropei. Un caso differente, ad esempio, è quello dell’omonima serie prodotta nello stesso periodo in Francia dove ancora una volta gli errori non si contano.

Quella de “I Medici” è, per alcuni aspetti, una storpiatura storica ancora più imbarazzante. Passi per l’aspetto dei personaggi perché, naturalmente, un prodotto ben riuscito deve essere anche piacevole dal punto di vista estetico: è il segreto del successo. Un discorso simile può essere fatto anche per il prestigio degli attori chiamati ad interpretare i protagonisti della serie. Nella prima stagione l’attore più famoso del cast è stato Dustin Hoffman, nel ruolo di Giovanni di Bicci de’ Medici (primo grande esponente della famiglia, padre di Cosimo il Vecchio). Un ottimo trampolino di lancio, considerando che la sua presenza non è stata limitata all’episodio pilota (una scelta non del tutto scontata): anzi, il suo personaggio è di fatto uno tra i più importanti della stagione. La presenza di Hoffman, insieme a quella di altri attori ancora giovani ma già noti a livello mondiale, ha sicuramente contribuito alla fortuna della serie: tuttavia, se ci soffermiamo sull’attendibilità storica di quanto è narrato nello sceneggiato, ne rimaniamo profondamente delusi. Il primo (grosso) errore è già presente all’inizio dell’episodio pilota: agli spettatori viene infatti mostrata la morte per avvelenamento di Giovanni de’ Medici. Un grande abbaglio, dato che tale fatto è privo di qualsiasi fondamento storico. In ogni caso, le imprecisioni contenute nella serie non influenzano solamente il racconto storico: si riscontrano degli errori quantomeno imbarazzanti anche nel settore storico-artistico. Il più evidente, senza ombra di dubbio, è quello della facciata di Santa Maria del Fiore: fin dalla prima stagione, quindi negli episodi ambientati nella Firenze di inizio Quattrocento, si nota la presenza del monumentale capolavoro architettonico, scultoreo e pittorico proprio alle spalle del Battistero di San Giovanni. Peccato, però, che la facciata attuale del duomo di Firenze sia stata realizzata solamente nel corso del XIX secolo: per tanto tempo, come si nota chiaramente nelle fotografie più antiche, l’ingresso dell’edificio è stato incorniciato da una parete grezza e solo parzialmente decorata.

Scegliamo di non procedere oltre con gli errori della prima stagione perché, per chi desidera rintracciarne l’elenco completo, già nelle settimane successive alla messa in onda di quegli episodi sono stati pubblicati diversi articoli con un gran numero di segnalazioni al riguardo. Rattrista molto, invece, l’aver riscontrato altri errori davvero grossolani nel corso dei nuovi episodi. Trattandosi dell’epoca di Lorenzo il Magnifico e considerando che il personaggio rientra anche nella trama della terza stagione (alcune fotografie sono già rintracciabili in rete), il periodo storico raccontato nel corso degli episodi trasmessi quest’anno è stato quello della Congiura dei Pazzi. Il finale è noto: in una domenica dell’aprile 1478, durante la Messa in Santa Maria del Fiore, Giuliano de’ Medici viene brutalmente assassinato mentre il fratello maggiore Lorenzo si salva per miracolo. A questo omicidio risponde la città in tumulto e, per volere di Lorenzo, i congiurati vengono impiccati alle finestre di Palazzo Vecchio. Tra i protagonisti della seconda stagione c’è naturalmente Sandro Botticelli, magistrale pittore al servizio dei Medici: in particolare, tra le opere ricordate nel corso degli episodi, c’è la tavola con la raffigurazione di Venere e Marte. Se può far piacere il fatto di vedere riproposto al grande pubblico questo capolavoro, non è altrettanto lodevole l’audace tentativo di contestualizzazione cronologica del quale quest’opera è l’unica “vittima”. Gli studiosi concordano nell’assegnare l’opera al periodo successivo al soggiorno romano del pittore, che ha avuto luogo diverso tempo dopo la morte di Giuliano de’ Medici: quindi, risulta anacronistico e inopportuno far impersonare Marte al fratello di Lorenzo ancora vivo (questo riferimento non è casuale) e Venere alla sua amante. Un errore impossibile da giustificare: tuttavia, se vogliamo spezzare una lancia a favore degli sceneggiatori, possiamo almeno segnalare che il modello scelto per la figura virile del dipinto non è casuale. Il fatto che Marte sia addormentato è dovuto, secondo l’interpretazione avanzata da alcuni studiosi, a un omaggio del pittore nei confronti del defunto Giuliano: l’incoscienza del dio ricorda il sonno eterno della morte e (secondo la stessa corrente di pensiero) il volto della figura può essere stato ispirato da una maschera funebre. Delle gravi inesattezze relative a questo dipinto compaiono però anche nel finale di stagione: come si è già avuto modo di ricordare, la città di Firenze viene effettivamente stravolta dagli avvenimenti successivi alla morte di Giuliano. La trasposizione presente nella serie è quasi del tutto fedele al racconto storico, salvo per un errore talmente assurdo da far rabbrividire chiunque sia dotato di una anche minima competenza relativa alle numerose opere del Botticelli: nel momento esatto in cui il pittore se ne accorge e cerca disperatamente di fermare gli aguzzini, l’opera viene gettata tra le fiamme. Assolutamente ridicolo! Ci permettiamo di ricordare agli autori della serie che il dipinto non solo è tuttora integro, ma è anche uno dei maggiori capolavori della National Gallery di Londra. Ecco, in breve, il motivo per il quale Botticelli è la nuova vittima della (dis)informazione: quel tragico spezzone è il risultato di un copione fondato su una competenza lacunosa e ingiustificabile sotto il profilo della mancanza di fedeltà al settore culturale. Non si può e non si deve incorrere in certi errori: come in tanti altri casi, anche questa serie risulta ormai poco attendibile. Aspettiamo la terza stagione, nella speranza di riscontrare (si spera) imprecisioni meno gravi di quelle già illustrate. L’ultimo episodio del 2018 si è concluso con l’immagine di Botticelli nel suo studio, impegnato nella messa in opera della sua celebre Primavera sotto l’occhio vigile di Lorenzo de’ Medici: per fortuna, la cronologia di almeno questo dipinto è stata rispettata. Per ora, non sembra esserci stato nessun riferimento effettivo alla futura nascita del figlio illegittimo di Giuliano (riconosciuto più tardi come membro della famiglia Medici), argomento plausibilmente legato alla terza stagione. Ricordando che il pargolo sale molti anni dopo al soglio pontificio con il nome di Clemente VII, ci auguriamo che la storia del Sacco di Roma (se prevista nel corso della serie) sia narrata nel modo più adeguato.