Autori di razza
febbraio 2022 | Il Ponte rosso N° 77 | Roberto Spazzali | storia
Gli autori ebrei epurati dalla biblioteca del Liceo scientifico “Guglielmo Oberdan”
di Roberto Spazzali
Alcuni anni fa, nel corso di un progetto di riordino e di recupero dello straordinario patrimonio librario della biblioteca del Liceo scientifico “Guglielmo Oberdan” di Trieste – progetto diretto e curato dalla prof.ssa Camilla Pasqua con l’indispensabile aiuto delle studentesse e degli studenti di allora – capitò di sfogliare un registro inventario della biblioteca.
Tra le ultime pagine intonse affiorò un elenco di libri apparentemente simile ad analoghi trovati in fondo ai cassetti, ma diverso nell’intestazione a tutti gli altri che così recita: «Lista degli autori di razza ebraica posseduti dalla biblioteca degli alunni del R. Liceo Scientifico “Guglielmo Oberdan” di Trieste». Non porta una data, certamente è successivo e conseguente le leggi razziali del 1938. Porta la firma del “custode della biblioteca” e compilatore dell’elenco: prof. Luigi Bressani, in servizio presso il Liceo Oberdan, ma nel 1940 al Liceo Ginnasio “Dante Alighieri”. Quindi l’elenco è del 1938-1939 oppure di qualche anno successivo al 1940 qualora fosse rientrato al liceo scientifico ma non ho avuto modo di verificarlo, carte alla mano. Facevano parte della biblioteca degli alunni, immaginarsi lo scandalo se fossero finiti nelle mani di giovani studenti! A scorrere quei titoli potrebbero oggi far parte di una buona biblioteca universitaria.
Dove sono finiti, viene da chiedere? Sono stati nascosti dallo stesso bibliotecario affinché non fossero più consultabili e individuabili oppure consegnati alla furia iconoclasta antisemita? Probabilmente il prof. Bressani era obbligato da qualche odiosa disposizione ministeriale. Provo solo a immaginare che quei libri siano stati messi “da parte” e poi qualcuno li abbia portati via, trafugati, fatti sparire o magari venduti.
L’elenco comprende dieci categorie: consultazione, classici, teatro, letteratura critica e filosofia, letteratura amena e romanzi, storia, geografia, scienze, libri tedeschi e probabilmente (dai soggetti) biografie. Da un controllo nello schedario coevo le schede sono state tolte tanto dal topografico che dall’alfabetico. Un lavoro davvero accurato e molto mirato verrebbe da dire. E non ci sono pure a scaffale. Si tratta complessivamente di 31 autori, una casa editrice per un totale di 42 titoli.
Il liceo scientifico, diretto dal preside Ubaldo Lazzarini dal 1935 al 1957, allora annoverava, tra gli altri, docenti come Rodolfo Maucci, germanista e poi direttore de Il Piccolo nel periodo più difficile dal 1944 al 1945, Fabio Todeschini, Narciso Sciolis, nel dopoguerra assessore comunale e poi parlamentare democristiano, l’ungherese Antal Machan, il mazziniano antifascista Vittorio Furlani e fino al 1941 il critico letterario Ferdinando Pasini. Le leggi razziali avevano provocato l’allontanamento di alcuni insegnanti molto conosciuti e apprezzati anche per il loro impegno intellettuale: Amalia Popper Risolo di letteratura tedesca, Renato Brill di disegno e storia dell’arte, Guido Spiegel germanista e docente di letteratura tedesca, Irene Jacchia di filosofia; furono reintegrati in servizio nel dopoguerra, anche in altre sedi, come la Popper Risolo che si trasferì a Firenze e lo Spiegel al liceo scientifico di Monfalcone. Forse avevano comprensibili motivi per non varcare più quel portone, almeno in quegli anni quando la memoria era ancora viva e lacerata.
Espulsi insegnanti e libri. Duole pensare che sia accaduto, ma è accaduto.
Sotto il maglio della censura razzista finiscono, tra gli altri, lo storico Stefan Zweig, Arnoldo e Attilio Momigliano (letteratura), Guido Ludovico Luzzato (letteratura), Giuseppe Finzi (letteratura), il filosofo Jonas Cohn, il teorico dell’espressionismo Edschmid Kasimir (Eduard Schmidt), la scrittrice impegnata nell’emancipazione femminile Emma Boghen Conigliani, il romanziere Rafael Sabatini autore di Captain Blood e Scaramouche. L’epurazione non risparmia La guerra d’Italia 1915-1918, sei volumi allora epici solo perché pubblicati dalla Treves e perfino I colloqui con Mussolini del notissimo biografo e giornalista Emil Ludwig (in verità Emil Cohn): un libro accolto con favore del regime negli anni del consenso ma corretto dallo stesso duce in quelle parti in cui non voleva apparire troppo liberale proprio nel corso della Grande Depressione.
Ma il libro più clamorosamente tolto dagli scaffali è L’opera di Italo Svevo di Federico Sternberg, scritto nel 1928 dal postillatore della nuova edizione di Senilità e tra i primi critici, con il Pasini, nel dare dignità letteraria al grande scrittore triestino. Sternberg aveva fatto conoscere il teatro di Ibsen e si era applicato con rigore alle opere di Carducci, Pascoli, Schiller, Hoffman e Kleist. Non poteva passare inosservato e il volume in questione era uno studio su Svevo avanzatissimo per l’epoca, per cui far sparire il libro di Sternberg significava pure cancellare Svevo. Un colpo decisivo sulla letteratura del Novecento e su quella triestina in particolare. Codeste erano, tra le altre, le letture che si coltivavano nella scuola di allora. Nella biblioteca degli alunni.
Non mi dispiacerebbe sapere se epurazioni analoghe hanno riguardato anche altre biblioteche scolastiche di Trieste.