Il lungo addio di Paolo Taviani

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di Alan Viezzoli

 

Come già sottolineato nell’articolo principale, il titolo tra i 18 film presenti in concorso al festival del Cinema di Berlino, che si è tenuto dal 10 al 20 febbraio 2022, è sicuramente Leonora addio diretto da Paolo Taviani.

Volendo raccontare brevemente il plot narrativo del film, si può dire che quest’ultimo è diviso in due parti nette. La prima si apre con la morte, nel 1936, di Luigi Pirandello. Nel testamento lascia scritto di voler essere cremato e che le sue ceneri vengano disperse, in modo che di lui non resti niente. Oppure, se ciò non fosse possibile, che siano murate in un masso anonimo della provincia di Agrigento, sua terra natia. Tali ultime volontà non vengono eseguite e le ceneri restano per dieci anni nel cimitero di Roma. Nel 1947 l’urna viene riesumata e le ceneri vengono spostate, non senza difficoltà, in Sicilia dove, dopo un funerale in pompa magna, vengono seppellite in un monumento a lui dedicato. La seconda parte del film, invece, vede un adattamento scenico de Il chiodo, l’ultima novella scritta da Pirandello poco prima della morte. Ispirato a un fatto vero avvenuto a Brooklyn, tale racconto breve narra la storia di un ragazzo che raccoglie da terra un chiodo caduto da un carretto e lo usa per uccidere una bambina di otto anni.

Leonora addio è il primo film che Paolo Taviani realizza senza il fratello Vittorio, scomparso nell’aprile del 2018. Il film si apre proprio con la dedica “a mio fratello Vittorio” che compare a tutto schermo e scritta a mano, quando generalmente le dediche sono a fine film, scritte digitalmente e in un angolino. Questo primo particolare, a cui se ne aggiungeranno molti altri, rende il film quasi “doveroso” da parte di Paolo Taviani.

Le ceneri di Pirandello rappresentano per Paolo Taviani un’occasione per affrontare il tema del lutto e l’odissea della traslazione è un modo per rendere omaggio al passato, a quei maestri che sono stati importanti per la storia del Cinema e della società e che forse troppo spesso le istituzioni dimenticano. Quest’ultima affermazione è fatta con cognizione di causa dal momento che da quando l’urna arriva ad Agrigento a quando viene sigillata nel monumento che custodirà tale reliquia, passano quindici anni.

Conclusasi la parte legata alle ceneri di Pirandello, il film si trasforma in un piccolo cortometraggio, di una ventina di minuti in cui, per l’appunto, Il chiodo di Pirandello viene adattato su grande schermo. Tale cortometraggio è, se vogliamo, la chiusura di un cerchio. La novella, infatti, avrebbe dovuto essere inserita all’interno di Kaos, il film a episodi dei fratelli Taviani del 1984 – qualcuno ricorderà l’episodio La giara, un po’ perché è uno dei racconti più famosi di Pirandello ma anche perché è l’ultima occasione in cui Franco Franchi e Ciccio Ingrassia hanno recitato assieme sul grande schermo.

Ecco, Paolo Taviani sembra un po’ fare questo, chiudere tutti i conti in sospeso con il fratello, esattamente come con le ceneri di Pirandello nella prima parte del film. E sembra restare basito dalla morte del fratello, un po’ come il ragazzo della seconda parte del film. Alla fin fine tutto il film descrive il rapporto tra i due fratelli – e, in qualche modo, il modo di confrontarsi della comunità nei confronti di figure emblematiche quali i Taviani.

Un film, come dicevo prima, “doveroso”. Un film che Paolo Taviani “doveva” fare – sono quelle urgenze tipiche da regista, che chi non è nel mondo del Cinema non può capire fino in fondo – ma senza ridurlo a un mero film realizzato per sé stesso. Leonora addio è un film personalissimo di Paolo Taviani ma è, al contempo, un film che riesce a parlare al pubblico, che riesce a fare un discorso generale, pur essendo così tanto intimo.

Un film molto malinconico, triste più che cupo, ma che sono sicuro potrà essere estremamente apprezzato da chi deciderà di andare a vederlo.