Sul limitare di tante cose
Il Ponte rosso N° 51 | novembre 2019 | poesia | Roberto Dedenaro
Poesie di Ace Mermolja tradotte da Darija Betocchi
di Roberto Dedenaro
Con questo Tweet dell’anima Ace Mermolja ci ha fatto uno bello scherzo, noi lo pensavamo immerso nelle sue solitudini carsiche, fra ex lande e crollanti muretti a secco, con quel suo avanzare, un po’da plantigrado, apparentemente lontanissimo da sfavillii tecnologici, quando rieccotelo qua con un libro di cui molto si può dire, meno che sia un appartarsi. Perché il libro in questione, nella versione da me posseduta con una copertina azzurra che fa molto Mediterraneo, è tutto ma non un ripiegarsi su di sé, piuttosto un porre il proprio io come cartina di tornasole dell’universo mondo, e di più il buon Ace in qualche modo, non me ne voglia, sembra incarnare qualche spirito donchiscottesco, caricando di valore, anche in negativo, ma valore, la pagina scritta.
Il tema principale di questo twittare, insomma, mi pare di aver capito, sia quanto la poesia abbia degli strumenti per parlare della realtà, storica, politica, sociale, per fare dei lettori piccoli Sancho pronti a seguire il cavaliere autore nelle sue imprese. Naturalmente su cosa sia la letteratura e la scrittura, quale il loro rapporto con la realtà, se esista una letteratura impegnata e ce ne sia una disimpegnata, fa parte di un dibattito eterno e ricorrente, e non vogliamo certo riaprirlo qui, anche perché, forse non ne avremmo tutte le capacità necessarie. Ma questo libro, potremmo dire così, vuole parlare di quale posizione debba assumere l’io del narratore davanti alle immagini della televisione, alla realtà del mondo esteriore che entra dalla porta e non se ne vuole più andare. La forma di questo piccolo corpo a corpo fra io e reale è quella del poemetto, della poesia quasi narrativa, forma che si fa sostanza, a partire dalla traduzione di Darja Betocchi, splendida, di grandissima maturità espressiva che rifà, di fatto, il testo rendendo sfumature e artifici e metrica, in una parola un capolavoro da studiare come esempio nei corsi di traduzione letteraria. Betocchi che firma anche l’introduzione alla raccolta, edita da una collaborazione fra la casa editrice Vita Activa e la ZZT.
Il suo intervento è titolato: Ace Mermolja poeta del margine, un titolo che forse depista, in qualche senso il lettore, non siamo,infatti, in quell’ambito che forse a torto, è stato più volte indicato come letteratura di frontiera, ma piuttosto in una poesia che corre sul limite, di tante cose, la realtà e la letteratura, le proprie idee e i propri comportamenti, la lirica e la narrazione, l’essere poeta e cittadino, uno scandaglio insomma per la modernità che Ace cerca di afferrare per qualche appiglio, ma la materia risulta scivolosa, come nella complessa, ampia, composizione finale, Fumando una sigaretta con Ezra Pound. Complessa già a partire dal personaggio scelto come interlocutore, Pound, che è una figura simbolo della modernità poetica del ‘900, ma figura limite, simbolo della contraddittorietà della poesia, che è, comunque, una forma di astrazione dalla realtà, un giocare sul suo limite. Sentiamo qui lo stesso Ace: Eppure basta solo veleggiare lungo Arbe / O l’Isola Calva, o incrociare spoglie di migranti sui lidi di lesbo. Ma il poeta vede/ solo il salto dei delfini, perché è atroce tra ossa e alghe / cercar poesia…e così via fin all’inevitabile sonno che porterà via con sé tutte le domande, che sembrano non avere risposta possibile. Anche se proprio quella di porle per dire che risposta non hanno, sembra già una risposta e al contempo ci rivela, forse, la formazione filosofica del nostro autore, il suo essere nella contraddizione. Certo che se si scrive un libro di poesia per dire che la poesia è un abbaglio, vien da dire che ci troviamo di fronte a qualche trucco. O potremmo sprofondando nella banalità, farci venire in mente il buon Manzoni con il suo utile, vero eccetera, eccetera, e mille dopo di lui che hanno cercato di dare un senso a riempire fogli e fogli di scrittura.
Diviso in due parti, Migranti e Natura morta, se ho capito bene, è una sorta di scelta antologica di un libro più ampio apparso in Slovenia, che ci fa conoscere un Ace Mermolja diverso dal solito, ma armato di uno stile sicuro, di cui non ci piace soltanto l’insistere in immagini e metafore, a volte di taglio simil espressionistico che diventano a volte un po’ prevedibili e sembrano un esercizio di letterarietà. Quello che convince appieno, invece, è il carico di problematicità, come ho cercato di dire forse anche troppe volte, che la raccolta offre al lettore, che costringe il lettore stesso a riprendere in mano il suo grado di indifferenza (spero) e trovare le sue distanze. In questo senso queste liriche di Ace Mermolja hanno il merito di richiamarci al senso dello stretto sentiero in cui siamo costretti a camminare, nel procedere di attacchi e difese che la partita a scacchi dell’esistenza ci obbliga a fare fino all’inevitabile sconfitta.
Ace Mermolja
Tweet dell’anima
a cura e con traduzione
di Darja Betocchi
Vita Activa e Ztt editori
- 144 euro 12,00