Quel treno per Udine
Il Ponte rosso N° 12 | maggio-bis 2016 | storia | Walter Chiereghin
Una ricerca di Romano Vecchiet tra libri e binari
Nel nostro presente occuparsi delle ferrovie significa, tra l’altro, parlare di alta velocità, dividersi tra fautori e avversatori del progetto TAV, pensare a uno sviluppo armonico, equilibrato e sostenibile dei collegamenti, comunque da tutti ritenuti indispensabili per garantire una mobilità che colleghi razionalmente tra loro i centri abitati. Un secolo e mezzo fa, ovviamente, la cosa era del tutto diversa e, in ambienti culturali e politici dominati da una visione positivista, la ferrovia incarnava in sé il concetto stesso di progresso e il treno era percepito come fattore imprescindibile dello sviluppo non soltanto economico e industriale, ma anche culturale per ogni comunità che anelasse a consolidarsi ed espandere i propri commerci, la propria capacità di crescita civile e di sviluppo economico.
Un volume pubblicato nella collana dei Quaderni della Biblioteca Civica del Comune di Udine, curato da Romano Vecchiet (Il primo treno di Udine: 1836-1866), accende ora un riflettore su una pagina di quel passato per comprendere le difficoltà e le dinamiche che, tra le date indicate nel titolo, hanno consentito di conseguire il risultato di un collegamento ferroviario che alcuni maggiorenti del capoluogo friulano, capitanati dal conte Francesco di Toppo, avevano ritenuto essenziale per lo sviluppo della città, che contava all’epoca non più di 25.000 abitanti, ma che anelava a ottenere dal governo di Vienna che la linea ferroviaria “Veneto-Illirica”, destinata a collegare la capitale austriaca a Milano, passasse per Udine, rispetto ad altre soluzioni piú in sintonia con le esigenze di Venezia. È del 1844 la petizione, spedita al viceré Giuseppe Ranieri d’Asburgo, ma non fu la prima.
Anticipando di diversi anni la perorazione del di Toppo, difatti, il 16 aprile 1836, a firma dell’armatore assicuratore e commerciante Taddeo de Reyer, in rappresentanza del “Comitato provvisorio della Strada di ferro da Milano per Venezia e Trieste a Vienna”, una lettera indirizzata alla Camera di Commercio di Venezia sollecitava quella che oggi chiameremo una variante che vedesse Udine toccata dalla linea ferroviaria. La lettera era partita da Trieste (sia detto senza la minima intenzione d’ironia campanilistica in chi scrive).
Bisognò attendere molto, anche perché le decisioni in materia dovettero attraversare il fatidico 1848 e i suoi sconquassi, ma finalmente il 10 ottobre 1852, il giovane imperatore Francesco Giuseppe decretò che la ferrovia passasse per Udine. Cosa che si realizzò nei fatti soltanto il 21 luglio 1860, senza particolari entusiasmi popolari.
L’attuale direttore della Biblioteca Civica “Vincenzo Joppi” di Udine, Romano Vecchiet, non è soltanto un appassionato, ma anche uno scrupoloso studioso di cose ferroviarie, interesse che affianca ai suoi onerosi impegni di ordine professionale in ambito bibliotecario e più in generale culturale (è stato per molti anni presidente dell’Istituto Gramsci del Friuli Venezia Giulia) ha cercato per anni i documenti presentati in questo volume negli archivi di Venezia, Milano e Vienna, per poi scoprire che la lettera del di Toppo era conservata a pochi passi dalla sua scrivania, nel Fondo Joppi ospitato in casa Andriotti di riva Bartolini a Udine.
Il libro di cui parliamo si affianca a un’ormai nutrita schiera di precedenti opere di storia delle ferrovie firmate dallo stesso Vecchiet, che in questo caso ha voluto integrare il testo “scientifico”, che riporta in una disamina guidata dall’autore tutte le fonti documentali rinvenute, con tre racconti ambientati nella “sua” stazione ferroviaria. Risultano così presenti in appendice tre racconti: il primo, Il Cavalier Svicolo o Il fatale viaggio al mare di von Yb, dello scrittore austriaco Friz von Herzmanovski-Orlando (1877-1954), tradotto dal tedesco ad opera di Isabella Bellingacci, e poi Nella stazione di Udine, di Giuseppe O. Longo e infine Le stazioni di Udine, di Giovanni Catelli.
Nell’insieme, un volume del massimo interesse non solo per chi si occupa di storia della ferrovia, ma anche per chi ha interesse a rivisitare un periodo storico per comprendere meglio le dinamiche economiche e politiche che hanno determinato lo sviluppo in questa regione, allora in bilico tra una duplice monarchia che avviava lentamente il suo declino ed il giovane stato dei Savoia che costituiva un forte richiamo per chi queste terre abitava.